Muhammad nacque nell'anno 571 dopo Cristo, alla Mecca, considerata il centro religioso della penisola arabica; nacque in seno alla tribù di Quraisc per la quale gli arabi avevano molto rispetto e considerazione. La Mecca era la meta di tutti gli arabi che vi venivano in pellegrinaggio a compiere la circunnambulazione attorno alla Kaaba, costruita da Ibrahim e suo figlio Ismaele. Il padre del Profeta morì prima che egli nascesse e sua madre morì quando aveva solo sei anni. Visse così orfano sotto la protezione del nonno Abdel Muttalib, e quando questi morì lo protesse a suo turno, lo zio Abu Talib. La tribù di Muhammad come le altre tribù adoravano idoli che avevano fabbricato dal legno, dalla pietra o dall'oro che collocavano intorno alla Kaaba. Le tribù credevano che quelle statue avessero un potere benefico e malefico. Per tutta la sua vita era l'esempio della verità e della lealtà. Non ha mai tradito, nè mentito, nè mancato ai suoi impegni. Era conosciuto tra la gente come il fido, il degno di fiducia ("Al Amine"). Quando uno viaggiava gli affidava in deposito i suoi beni. Era conosciuto ugualmente come il veridico, per la sua sincerità nel dire e nel fare. Era di una eccellente educazione, si esprimeva con convenienza ed eloquenza. Era buono con tutti, veniva in aiuto ai poveri e ai deboli. Tutti i suoi, vicini o lontani, lo amavano; per le sue qualità fisiche e morali, tutti gli nutrivano affetto, considerazione e rispetto. Allah dice al riguardo: "...e in verità di un'immensa grandezza è il tuo carattere." (Il Corano; 86: 4) Thomas Carlyle [1] scrive: "Dalla sua infanzia, Muhammad si fece notare come un giovane meditativo. I suoi compagni lo avevano soprannominato Al Amine (uomo sincero e leale). Era sincero e leale nel suo fare, nel suo dire e nel suo pensare. I suoi compagni avevano notato che quello che diceva era sempre pertinente. Era un uomo ponderato che sapeva tacere quando non era necessario, e parlare quando bisognava esprimersi. Inoltre, era saggio, pertinente e perspicace. Per tutta la vita era stato un uomo di principio, buono, generoso, clemente, pio, dignitoso, libero, coraggioso, serio, deciso ed aspirava a grandi disegni. Rimaneva però sempre affabile, accogliente e dimostrava molto buonumore e molta serenità. Era simpatico e scherzoso, anzi, gli accadeva di scherzare ed anche di giocare. Il suo viso era generalmente raggiante e splendeva di un sorriso naturale. Era intelligente, sagace, di una grandezza naturale: nessuna scuola lo ha istruito e nessun maestro lo ha educato. Non ebbe mai bisogno di tutto ciò. Ha svolto la sua opera da se, nelle profondità del deserto." Per tutta la vita nessuna menzogna, non ha mai consumato alcolici, mai si prosternò dinnanzi ad una statua o un idolo, e mai ebbe ad offrire sacrifici come era l'uso. Per molto tempo fece il pastore di pecore e disse al riguardo: "Allah inviò Messaggeri che furono sempre pastori." I compagni gli dissero: "E lo hai fatto anche tu?" Rispose: "Sì ho fatto il pastore di pecore per alcune famiglie di Mecca, in compenso di pochi (qirat).[2]" Prima della Missione, era solito passare notti intere e successive in solitudine a meditare nella grotta di Hirà. Era in quella grotta alla Mecca, che ebbe all'età di quarant'anni, la prima rivelazione. Aiscia sua moglie – Allah sia soddisfatto di lei - ci riferisce: "All'inizio, il Profeta aveva solo alcune pie visioni durante il sonno. Ognuna di quelle visioni si realizzava poi con una chiarezza simile a quella dell'aurora. Dopo che egli amò la solitudine, si ritirò nella grotta di Hirà in cui si dedicò alla contemplazione e all'adorazione ("tahannus") per delle giornate e notti intere e successive senza rientrare a casa. Quando tornava da Khadigia- Allah sia soddisfatto di lei- si riforniva di provviste per tornare nella grotta in un nuovo ritiro. Finchè un giorno venne a trovarlo l'angelo e gli comandò di leggere: - "Leggi!" A cui il Profeta rispose: -"Non sono di coloro che leggono"; l'angelo allora lo prese, lo strinse con violenza al punto di fargli perdere ogni energia, e lo lasciò comandando: -"Leggi!" ; il Profeta disse di nuovo "- Non sono di coloro che leggono"; l'angelo lo riprese come prima, lo strinse e lo lasciò, comandandogli di nuovo:"-Leggi! In nome del tuo Signore che ha creato, ha creato l'uomo da un'aderenza. Leggi, ché il tuo Signore è il Generosissimo, Colui Che ha insegnato mediante il calamo, che ha insegnato all'uomo quello che non sapeva." Il Corano (96: 1-5) Il profeta tornò col cuore che gli batteva fortemente da Khadigia dicendo "Copritemi, copritemi!" Lo coprirono fino a quando la sua paura non svanì. Raccontò poi tutto alla moglie e le disse: "Ho creduto che fosse la mia fine!" Khadigia lo rasserenò dicendo: "Ma no! Allah non ti vorrà mai male: vuoi bene alla famiglia, ami i tuoi parenti, sei benevolo con i poveri, ospitale e generoso, assistente dei deboli e bisognosi." Khadigia condusse poi Muhammad da Waraka Ibn Naufel Ibn Assad Ibn Abd Al Uzza, un suo cugino paterno, che nei tempi preislamici si era fatto cristiano. Faceva il copista e lo scriba trascrivendo il Vangelo in ebraico. Waraka era di età avanzata ed ormai cieco. "Cugino, gli disse Khadigia, ascolta quello che ti dirà tuo nipote!" "- O nipote, disse Waraka, di che si tratta?" Al racconto del Profeta Waraka gli disse: "Questo é il Confidente che prima Allah ha inviato a Mosè. Fossi ancora giovane. Mi piacerebbe tanto che fossi vivo quando i tuoi ti scacceranno." Il Profeta gli fece: " Ma come, loro mi scacceranno?" Waraka gli disse" Sicuro; Tutti coloro che ebbero a portare un messaggio come il tuo, furono scacciati e perseguitati. Se a quell'ora sarò in vita ti aiuterò per quel che potrò." Purtroppo, Waraka morì poco dopo ed anche la rivelazione subì un arresto." (Sahih di Bukhari e di Muslim.) La sura riferita, segnò così l'inizio della sua profezia; poi Allah gli rivelò la sura in cui dice, esortandolo: "O tu che sei avvolto nel mantello, alzati e ammonisci, e il tuo Signore magnifica, e le tue vesti purifica, allontanati dall'abiezione." (Il Corano; 74: 1- 4) E questa fu la sura dell'inizio della sua missione e della sua predicazione. Il Profeta rese pubblica la sua missione e cominciò a predicare presso i suoi concittadini di Mecca, ma incontrò un rifiuto netto. Infatti, il suo messaggio sembrava loro strano e si opponeva alla pratica dell'idolatria che allora era diffusa e radicata da tante generazioni. L'islam costituisce un modo di vita completo che non solo richiamava all'abbandono dell'idolatria e dell'adorazione delle statue ma che vietava anche altre attività come la fornicazione, l'usura, i giochi di azzardo, il vino, tutte attività che allora erano dimostrazioni di ricchezza e piaceri di gente agiata. L'islam predicava l'equità e la parità tra gli esseri umani chiarendo che l'unico criterio di differenza fra di loro è la loro pietà. In queste condizioni era ovvio che Quraisc, la tribù che si considerava il fior fiore degli arabi, non accettasse la predicazione di Muhammad che eguagliava tra i suoi membri, signori di signori e la gente comune, perfino gli schiavi. I quraisciti non si limitavano a rifiutare la predicazione di Muhammad, a respingere il suo messaggio ma gli si opposero fisicamente, maltrattandolo, schernendolo, deridendolo e accusandolo di menzogna, pazzia, stregoneria e altre calunnie che prima della rivelazione non potevano rivolgergli. Abdullah Ibn Massaud – Allah sia soddisfatto di lui- riferisce: "Un giorno il profeta pregava in piedi nella Kaaba, mentre gruppi di Quraisc se ne stavano distanti a guardarlo. Uno di loro si alzò e disse:" Guardate quello; non finisce di ostentare come prega! Nessuno di voi vorrà andare al mattatoio più vicino a portare interiora, sangue e membrane di feti e metterglieli addosso quando si prosterna?" Il più cattivo tra di loro si decise, si lanciò per portare quella puzza e appena il Profeta si prosternò, gli versò addosso tutto. Il Messaggero di Allah si mantenne immobile in quella posizione, mentre gli altri ridevano così forte che uno cozzava contro l'altro. Avvertita, sua figlia Fatima che allora era piccina, era accorsa a soccorrerlo; il Profeta si alzò dalla sua prostrazione solo quando lei lo liberò da quell'immondizia. Dopo di che, Fatima si rivolse a quelle bestie con tante invettive." ( Sahih di Bukhari.) Munib Al Asdi dice: "Ho visto il Messaggero di Allah nell'età preislamica quando predicava gridando: "O gente! Dite "la ilaha illa Allah", vi salverete!" Chi gli sputava in faccia, chi gli gettava polvere sul viso, chi lo insultava senza ritegno, fino a mezzodì. Venne allora una ragazzina e gli presentò una gran coppa di acqua. Si lavò il viso e le mani e le disse: "Figliola, non temere per tuo padre nè indigenza, nè avvilimento." (Al Mujam Al Kabir, di Tabarani.) Uruwa Ibn Zubeir dice: "Ho domandato ad Abdullah Ibn Omar Ibn Al Ass di dirmi la violenza più grave che i miscredenti hanno commesso contro il Profeta. Mi disse: "Mentre il Messaggero di Allah era in preghiera vicino alla Kaaba, lo assalì Ukba Ibn Abi Muiit, gli avvolse il vestito attorno al collo e (per soffocarlo), glielo strinse molto fortemente. Abu Bakr allora intervenne, pigliò Uruwa dal braccio e lo allontanò dicendo: "Uccidereste un uomo perchè dice "Il Mio Signore è Allah" e perchè ve ne porta le evidenti prove ?" ( Sahih di Bukhari) Tutte queste difficoltà non piegarono la volontà del Messaggero di Allah che continuò la sua predicazione. Esponeva la fede alle tribù che venivano a Mecca per il pellegrinaggio. Alcuni uomini di Yathrib - oggi meglio conosciuta con Madina Al Munauara – furono convinti e si impegnarono di proteggerlo e di sostenerlo se si trasferisse nella loro città. Mandò con loro un suo compagno Musa'ab Ibn Umair, ad apprendere loro i precetti e gli insegnamenti dell'islam. In seguito alle innumerevoli sofferenze, dolori e persecuzioni inflitti ai musulmani a Mecca dai loro fratelli, Allah gli permise di emigrare verso Medina (l'egira), che divenne così il punto di partenza della predicazione e la capitale dello Stato islamico. Il Profeta si stabilì a Medina e insegnò ai suoi abitanti il Corano ed i precetti dell'islam x. I medinesi sono stati affascinati dalla sua nobiltà d'animo, dalle sue qualità e lo amarono più di loro stessi, facevano a gara per servirlo e sacrificavano tutto per l'islam e il Profeta. Vissero in una società spirituale piena di serenità e di felicità, in cui i rapporti di amore e di affetto tra tutti i membri erano molto stretti: tra il ricco e il povero, il nobile e l'umile, il bianco e il nero, l'arabo e lo straniero non c'erano differenze o disuguaglianza se non riguardo alla pietà. Un anno dopo il suo insediamento a Medina iniziarono gli scontri tra i musulmani e gli infedeli meccani in particolare di Quraisc che non vedevano di buon occhio l'espansione e la diffusione della fede islamica. La prima grande battaglia avvenne a Badr in cui le due parti erano disuguali dal punto di vista numerico e degli attrezzi;: i musulmani disponevano di trecentoquattordici combattenti, mentre gli infedeli ne dispiegavano mille. Allah fece che i musulmani vincessero e crescessero poi continuamente di numero. Gli scontri tra i fedeli e gli infedeli divennero in seguito più frequenti. Dopo otto anni il profeta riuscì a mettere in piedi un esercito di diecimila combattenti a capo del quali marciò su Mecca: La sua tribù fu sconfitta e tutti i nemici dell'islam che tanto avevano perseguitato i musulmani e li avevano fatto soffrire e scacciare, riconobbero la loro sconfitta. Quell'anno era stato chiamato l'anno della conquista di cui Allah dice nel santo Corano: "Quando verrà l’ausilio di Allah e la vittoria, e vedrai le genti entrare in massa nella religione di Allah, glorifica il tuo Signore lodandoLo e chiediGli perdono: in verità Egli è Colui che accetta il pentimento." (Il Corano 110: 1-3) Il profeta riunì i meccani sconfitti e disse loro: "Cosa pensate che faccia di voi?" Risposero: "Del bene, perchè sei un fratello generoso e figlio di un fratello generoso." Allora il Profeta riprese: "Andate, siete liberi!" (Al Baihaki) Questo nobilissimo atto di clemenza divenne il motivo per moltissimi di loro di abbracciare l'islam. Il Profeta tornò a Medina e dopo un breve periodo decise di andare in pellegrinaggio a Mecca. Si diresse verso la città santa a capo di centoquattordicimila musulmani. Era l'unico pellegrinaggio che compì ed è conosciuto come il pellegrinaggio dell'addio. Infatti, per la vicinanza della sua morte, era come un addio che il profeta faceva a tutti i musulmani. Dopo aver reso grazia ad Allah, Il Messaggero di Allah disse rivolgendosi ai presenti: "O musulmani! Ascoltatemi attentamente perchè non sono certo di essere con voi l'anno prossimo! Ascoltatemi con la più grande attenzione e trasmettete il mio messaggio a quelli che non sono potuti essere presenti oggi. Musulmani! Allo stesso modo con cui voi considerate questo mese, questo giorno e questa città sacri, vi invito a considerare la vita e i beni dei musulmani sacri. Restituite i depositi affidativi ai loro legittimi proprietari. Non offendete nessuno affinchè nessuno vi offenda. Ricordatevi che avrete veramente ad incontrare il vostro Signore e Lui apprezzerà in modo infallibile tutte le vostre opere. Allah vi ha vietato nelle vostre transazioni di prelevare interessi. Allora d'ora innanzi, ogni interesse ed usura sono vietati. Però il capitale vi appartiene e vi torna di diritto. Non dovete nè praticare nè subire iniquità nelle vostre transazioni finanziarie. Non vi fidate di Satana, se volete proteggere la vostra fede. Ha perduto ogni speranza di indurvi, attraverso le grandi opere, fuori dal retto cammino. Siate attenti a non lasciarvi influenzare da lui nelle più piccole opere. O Musulmani! É vero che avete dei diritti nei confronti delle vostre mogli, ma sappiate che esse pure hanno dei diritti su di voi. Non dimenticate che le avete sposate solo nella fede in Allah e con il Suo permesso. Se esse rispettano i vostri diritti, allora hanno diritto di essere nutrite e vestite con generosità. Trattate le vostre donne con bontà e gentilezza perchè sono le vostre pari e devote assistenti. Certo è un vostro diritto che esse stiano attente alla loro castità e non prendano per amiche intime quelle di cui voi non volete. O musulmani! Ascoltatemi seriamente: adorate Allah, eseguite le vostre cinque preghiere quotidiane, osservate il digiuno del mese di Ramadan, fate l'elemosina ed eseguite il pellegrinaggio se ne avete i mezzi. Tutti gli uomini provengono da Adamo ed Adamo è stato creato dalla terra. Non c'è nessuna superiorità di un Arabo su un non Arabo, di un Bianco su un Nero o di un Nero su un Bianco, se non fosse riguardo alla pietà. Ritenete che i musulmani senza nessuna distinzione, sono tutti fratelli e formano una sola ed unica comunità. Nessuna proprietà appartenente ad un musulmano dovrebbe essere legittima ad un altro musulmano, a meno che non gli sia stata ceduta volontariamente e liberamente. Non siate quindi ingiusti nei confronti di voi stessi. Ricordatevi che un giorno dovrete comparire davanti ad Allah per rispondere dei vostri atti. Quindi attenzione. Non uscite dal cammino della giustizia dopo la mia partenza. O uomini! Nessun profeta o messaggero verrà dopo di me e nessuna nuova fede nascerà. Riflettete bene, o uomini, capirete il messaggio che vi trasmetto. Vi lascio due cose che vi permetteranno di non smarrirvi mai, se le seguite: il Libro di Allah (il Corano) e la mia Sunna. Che coloro che mi ascoltano trasmettano il mio messaggio agli altri e che quegli altri lo trasmettano ad altri ancora! Può darsi che gli ultimi ad ascoltare il mio messaggio lo capiscano meglio di coloro che lo hanno ascoltato direttamente! Sìi O Allah, testimone!, che ho trasmesso il Tuo messaggio al Tuo popolo."" Il Profeta morì a Medina Al Munawara il lunedì dodici del mese di Rabi Althani del l'anno 11° (undicesimo) dell'Egira, ed ivi fu sepolto. I musulmani sono stati sorpresi dalla sua morte al punto che alcuni suoi compagni non credettero nella sua morte. Infatti, a titolo di esempio Umar Al Khattab, - Allah sia sodisfatto di lui- un suo compagno di lunga data, ebbe a dire incredulo: "Chi dirà che Muhammad è morto lo decapiterò." Abu Bakr allora si alzò e recitò dal Corano: "Muhammad non è altro che un messaggero, altri ne vennero prima di lui; se morisse o se fosse ucciso, ritornereste sui vostri passi ? Chi ritornerà sui suoi passi, non danneggerà Allah in nulla e, ben presto, Allah compenserà i riconoscenti." (Il Corano; 3: 144) Appena sentiti questi versetti, Umar che venerava e rispettava più di ogni altro la parola di Allah, si rassegnò al fatto e riprese la sua calma. Il Profeta aveva sessantre anni quando morì; trascorse quarant'anni a Mecca prima della sua profezia. Dopo la rivelazione vi rimase tredici anni a predicare l'unicità di Allah per poi emigrare a Medina dove visse per dieci anni durante i quali, ricevette ininterrottamente la rivelazione completa del Corano e perfezionò le leggi ed i principi dell'islam. In un suo libro [3], il dottore e storico francese G. Lebon scrive: "Se la grandezza degli uomini si misurasse dalla grandezza delle loro opere, Muhammad sarebbe da considerare tra i più grandi che la storia abbia mai conosciuto. I pensatori dell'occidente hanno cominciato a rivalutare imparzialmente Muhammad, benchè il fanatismo religioso avesse accecato per tanto tempo tantissimi storici ed avesse impedito che riconoscessero i suoi meriti." Il celebre drammaturgo e critico George Bernard Show (1856-1950), scrive riguardo a Muhammad [4]: "Ho sempre avuto molto rispetto per la religione di Muhammad, per il fatto della sua eccellente vitalità. É l'unica religione che sembra possedere questa capacità di adattamento alle diverse fasi dell'evoluzione di un mondo in pieno mutamento e che si impone a tutte le età. Posso predire che la religione di Muhammad che oggi comincia ad essere accettata in Europa sarà domani più che mai viva.Gli ecclesiastici del periodo feudale, sia per ignoranza o per fanatismo, avevano dipinto il Muhammadismo con i colori più cupi. In realtà erano formati all'odio tanto della persona di Muhammad quanto della sua religione. Secondo loro, Muhammad era un anticristo. Ho studiato questo uomo meraviglioso e, a mio parere, lungi dall'essere un anticristo, egli si presenta piuttosto come il Salvatore dell'umanità." [1] Scrittore e studioso inglese (1795-1881), storico e traduttore. Lo scritto che si cita qui è intitolato: "Gli eroi e il culto degli eroi", pubblicato nel 1841; vedi anche il libro intitolato "Dissero sull'islam", del Dottor Imed Eddine Khalil, p.124. [2] Qirat, equivaleva alla parte 24 esima (1/24) del dinaro. [3] "La civiltà degli arabi" citato dal dottor Imed Eddine Khalil, in: "Dissero sull'islam"; p. 135 [4] Afzalur-Rahman, Encyclopédie de la sira.