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L’autorizzazione graduale alla lotta

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19023 2008/01/27 2024/11/15

l’autorizzazione graduale alla lotta

l’islam non è un messaggio che obbliga la gente all'accettazione, è un invito con una forza propria pregna di verità lampanti e di nobili concetti. allah l’altissimo dice quel che può essere tradotto come: “non c'è costrizione nella religione . la retta via ben si distingue dall'errore. chi dunque rifiuta l'idolo e crede in allah, si aggrappa all'impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. allah è audiente, sapiente.” (sura ii, versetto 256). tuttavia quando la morale ed i costumi vengono ereditati, soprattutto se  accompagnati dalle passioni, rappresentano degli ostacoli che impediscono l’accettazione della verità e l’abbandono del male. quando i notabili arroganti e fanfaroni che assoggettano la gente senza alcun diritto, arrivando a dichiarare  guerra a coloro che invitano alla religione e ad associarsi contro chi non trae alcun profitto- come vale per ogni ordine di allah per tutti i messaggi-  non è logico che i seguaci  rimangano con le mani legate senza respingere gli ingiusti o intimidire i nemici.

per questo allah ha legiferato il combattimento in quattro tappe:

primo: il divieto di combattere

questa prima tappa è perdurata per tutto il periodo del soggiorno a mecca, ovvero tredici anni di ingiustizia, tirannia e resistenza. i compagni domandavano al profeta (pbsl) il permesso di respingere l’ingiustizia che avveniva contro  di loro, ma il profeta (pace e benedizioni su di lui) lo proibiva, e raccomandava la pazienza e il completamento dell'apprendimento, cosa necessaria per il primo periodo. vediamo insieme il detto di un nobile compagno, khabbab ibn al-arat, uno dei primi convertiti all’islam, che ha subito l’oppressione e i mali di quel periodo ed è stato uno dei testimoni. egli disse: “siamo stati compatiti dal profeta (pbsl), seduti sul suo mantello vicino alla ka’ba, e gli domandammo: “non invochi allah per sostenerci? non implori allah affinché ci soccorra?” il profeta (psbl), che era appoggiato  alla ka’ba, si drizzò accigliato e disse: “per allah, tra le genti che  vi hanno preceduto, si portava l’uomo, lo si posizionava in una buca nel terreno e lo si tagliava in due con delle seghe, o  lo si pettinava con un pettine di ferro che si piantava nelle loro carni e nei loro nervi senza riuscire ad ottenere di farli tornare alla loro religione. per allah, questa religione trionferà al punto che ognuno potrà marciare da san’aa fino a hadramaout senza temere nessun altro se non allah, o i lupi per i loro greggi. ma voi vi affrettate.. (1).
il profeta (pbsl)  stesso, come tutti i suoi compagni, non è stato esentato dall’oppressione e dall’ingiustizia. tuttavia, allah non gli aveva dato da subito il permesso di combattere o di difendersi.


secondo: il permesso di lottare

questa seconda fase è iniziata con l’emigrazione a medina, svolta per difendersi contro l’ingiustizia e con le parole di allah l' altissimo che possono essere tradotte come: “a coloro che sono stati aggrediti è data l'autorizzazione [di difendersi], perché certamente sono stati oppressi e, in verità, allah ha la potenza di soccorrerli,”(sura xxii, versetto 39).

il dottor mahi rizkallah ahmad disse: “quando allah  permise di combattere al suo profeta (pbsl) e ai credenti, essi si apprestarono ad affrontare la tribù di quraish e i loro simili. questi ultimi hanno voluto mostrare ai musulmani che loro avevano  potere e autorità  all’interno di medina. i musulmani, d’altra parte, volevano dimostrare  che non erano deboli come gli altri pensavano, e di essere in grado  di stabilirsi,  di essere autonomi politicamente ed economicamente riprendendosi anche i beni confiscati. (1).

è anche possibile  che questo permesso  mirava in quel preciso momento ad impaurire gli ipocriti in agguato a medina, guidati da abdullah ibn oubay, indispettito dalla perdita di un’autorità che desiderava. in questo periodo hanno avuto luogo le battaglie di badr e di uhud, precedute da sopralluoghi militari sotto formata di brigate e di delegazioni.

terzo: l’ordine di combattere contro coloro che  combattono

questo a partire dal momento in cui allah l’altissimo dice quel che può essere tradotto come: “combattete per la causa di allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché allah non ama coloro che eccedono.” (sura ii, versetto 190).  quello è stato un periodo propizio all’avanzamento della comunità musulmana e al suo sviluppo, dato che il suo esercito si era organizzato soprattutto dopo le battaglie di badr e di uhud.

quarto: l’ordine di combattere tutti i miscredenti

allah l’altissimo dice quel che può essere tradotto come: “…ma combattete tutti assieme i politeisti come essi vi combattono tutti assieme. sappiate che allah è con coloro che [lo] temono.” (sura ix, versetto 36), visto la dimensione universale dell’invito all’islam in quei tempi, la sua reputazione presso i re e l'opposizione di questi ultimi nei confronti della liberazione dei popoli dall’ingiustizia e dall'oppressione. (1)

è necessario segnalare che queste tappe non hanno a che fare le une con le altre, e che ciascuna di queste ha avuto le sue circostanze particolari e le sue giustificazioni  dal punto di vista del rapporto tra la forza, del cambiamento di posizione del nemico in guerra o in pace, della natura dei miscredenti, della gente del libro e degli altri e anche di innumerevoli circostanze.

moustafa as-seba’i disse: “la storia delle battaglie del profeta (pbsl) è la migliore testimonianza della nobiltà di scopo delle sue guerre. egli non ha dichiarato guerra se non  dopo essere stato oppresso, lui e tutta la comunità, per il loro credo e dopo essere stati cacciati dalla loro patria. la battaglia di badr ha avuto luogo proprio  allo scopo di avere  libertà di coscienza, per stabilire la pace e la sicurezza  in modo duraturo nella penisola araba. pace che i politeisti arabi non hanno voluto, per continuare a perseguitare i musulmani, a ucciderli, a disturbare i loro affari ed infine cacciarli dalle loro terre. (1).


 

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