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La Sunnah durante l’inchino (rukū’)
1) Porre le mani sulle ginocchia, tenendo le dita allargate
Ha detto Abu Hamid (Allah sia soddisfatto di lui):
“Ero quello che conosceva meglio fra tutti voi come pregava il Messaggero di Allah (Allah lo benedica e gli dia la pace). Quando pronunciava il takbīr sollevava le sue mani fino alle spalle; nell’inchino afferrava le ginocchia con le mani, poi stendeva la schiena” (Bukhari, 828): Nel hadīth di Abu Mas’ud (Allah sia soddisfatto di lui): “… e teneva le dita delle mani allargate sulle ginocchia”
(Ahmad, 17081; Abu Dawud, 863; an-Nasa’i, 1038, confermato anche dal hadīth di Wa’il ibn Hajar trasmesso da Ibn Khuzaymah, 594).
2) L’orante [nell’inchino] distende la schiena, appiattendola
Ha tramandato Abu Sa’id as-Sa’di (Allah sia soddisfatto di lui) che il Messaggero di Allah (Allah lo benedica e gli dia la pace) nell’inchino afferrava le ginocchia con le mani, poi stendeva la schiena…”, ovvero la allungava senza curvarla. Fa inoltre parte della Sunnah mantenere la testa nella sua posizione, senza alzarla né abbassarla, come riportato nel hadīth di ‘A’ishah (Allah sia soddisfatto di lei), trasmesso da Muslim: “… e nell’inchino non alzava la testa né la abbassava, ma la manteneva in posizione intermedia”
(Muslim, 498).
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3) Nell’inchino, l’orante deve mantenere i gomiti staccati dai fianchi
Si tengono le braccia non aderenti ai fianchi, come descritto nel precedente hadīth di Abu Mas’ud, che aggiunse :
“… poi si inchinò tenendo le braccia staccate dai fianchi e le mani sulle ginocchia, mantenendo le dita allargate”. “Così ho visto il Messaggero di Allah (Allah lo benedica e gli dia la pace) eseguire la preghiera”
(Ahmad, 17081; Abu Dawud, 863; an-Nasa’i, 1038. Vd: Hashiah, 2)
Si tengono le braccia staccate dai fianchi, a condizione di non infastidire gli oranti vicini. Infatti, chi pregando vuole mettere in pratica una Sunnah, non deve farlo se con ciò infastidisce gli altri oranti.
A proposito dello scarto delle braccia, ha detto an-Nawawi (Allah abbia misericordia di lui): “Non vi è sapiente, a mia conoscenza, che non l’abbia raccomandato. Tirmidhi l’ha raccomandato nell’inchino e nella prosternazione (al Majmū’, 3/410).
4) Le formule d’invocazione da recitare nell’inchino
Piegandosi nella posizione dell’inchino si pronuncia: “Eccelso il mio Signore, il Maestoso”. Esistono altre invocazioni:
a) dal hadīth di ‘A’ishah (Allah abbia misericordia di lei):
“Tu sei l’Eccelso o Iddio, nostro Signore, gloria a Te. O Allah, perdonami”
(Bukhari, 794 e Muslim, 484).
b) dal hadīth di ‘A’ishah (Allah abbia misericordia di lei):
“L’Eccelso, il Santo, Signore degli Angeli e dello spirito”
(Muslim, 487).
c) dal hadīth di ‘Ali (Allah abbia misericordia di lui):
“a Te mi sono inchinato, Iddio; in Te io credo; a Te mi sottometto; il mio udito, la mia vista, il mio cervello, le mie ossa ed i miei nervi sono volti tutti verso Te”
(Muslim, 771)
d) dal hadīth trasmesso da ‘Awf ibn Malik (Allah abbia misericordia di lui) e confermato da al-Albani (Sahih Abi Dawud, 4/27):
“Eccelso è il Detentore della potenza, del regno, dell’orgoglio e della maestosità”
(Ahmad, 23411; Abu Dawud, 873; an-Nasa’i, 1050)