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La prosternazione (sujūd)

257 2020/04/27
La prosternazione (sujūd)

 
1) Si tengono le braccia distanziate dai fianchi ed il ventre staccato dalle cosce

Nel hadīth di ‘Abdullah ibn Buhaynah (Allah sia soddisfatto di lui) è tramandato che il Messaggero di Allah (Allah lo benedica e gli dia la pace) nella preghiera distanziava le braccia fino a rivelare il biancore delle sue ascelle

(Bukhari, 390; Muslim, 495).

Nel hadīth di Maymunah (Allah sia soddisfatto di lei) è riportato che quando il Profeta (Allah lo benedica e gli dia la pace) pregava, un agnellino avrebbe potuto passare fra le sue braccia

(Muslim, 496).

Sebbene questo racconto possa essere esagerato, la Sunnah stabilisce che le braccia siano distanziate a condizione di non importunare il prossimo, così come per la posizione dell’inchino.
Fa anche parte della Sunnah che l’orante – nella prosternazione – tenga le cosce distanziate fra loro e staccate dal ventre. Nel hadīth di

Abu Hamid (Allah sia soddisfatto di lui), a proposito della preghiera del Profeta (Allah lo benedica e gli dia la pace) è riportato che nella prosternazione distanziava le cosce ed il suo ventre non le toccava

(Abu Dawud, 735).

Shawkani ed altri hanno asserito che tutti i sapienti sono concordi sulla veridicità di questa Sunnah.
Ha detto Shawkani (Allah abbia misericordia di lui): “Questo hadīth mostra come sia una norma quella di tenere le cosce distanziate nella prosternazione ed il ventre sollevato da esse. Non c’è alcun disaccordo [fra i sapienti] a tal proposito” (Cfr. Nail al Awtar, 2/257)
2) Fa parte della Sunnah che l’orante – nella prosternazione – mantenga le dita dei piedi verso la direzione della preghiera (qiblah)

Disse Abu Hamid (Allah sia soddisfatto di lui):

“Io conosco meglio di tutti voi come eseguiva la preghiera il Messaggero di Allah (Allah lo benedica e gli dia la pace): nella prosternazione le sue braccia non erano aderenti o piegate [ai fianchi] e le dita dei suoi piedi erano rivolte verso la qiblah”

(Bukhari, 828)

Per quanto riguarda le dita delle mani, nella prosternazione esse vanno tenute fra loro unite, sempre rivolte verso la qiblah; ciò è confermato dal hadīth di Ibn ‘Omar (Allah sia soddisfatto d’entrambi) riportato nel Muwatta’ dell’imam Malik, come pure nel Musannaf di Ibn Abi Shaybah, in cui è riportato il hadīth di Hafs ibn ‘Asim (Allah sia soddisfatto di lui): “Fa parte della Sunnah, nella preghiera, stendere le mani mantenendo le dita unite e rivolte nella direzione della qiblah” (Cfr: Ibn Abi Shaybah, Musannaf, 1/236; confermato dal hadīth di Wa’il ibn Hajar: “… il Profeta – Allah lo benedica e gli dia la pace – nella prosternazione teneva le dita fra loro unite”, confermato da al Haithamy in Mujamma’ az-Zawa’id, 2/135).
3) Le invocazioni nella prosternazione
Insieme alla giaculatoria: “Gloria al mio Signore l’Altissimo”, nella prosternazione si possono aggiungere altre invocazioni:

a) “Gloria a te, Allah, nostro Signore e lode a Te; o Allah, perdonami”

(Bukhari, 794; Muslim, 484; dal hadīth di ‘A’ishah – Allah sia soddisfatto di lei).

b) “Il Santo, Glorioso, Signore degli angeli e dello spirito”

(Muslim, 487; dal hadīth di ‘A’ishah – Allah sia soddisfatto di lei).

c) “O Allah, a Te io mi prosterno, in Te io credo, a Te mi sottometto; il mio volto si prosterna a Chi l’ha creato e plasmato, formato vista e udito; benedetto Allah, il Supremo dei creatori”

(Muslim, 771; dal hadīth di ‘Ali – Allah sia soddisfatto di lui) .

d) “O Allah, perdona ogni mio peccato, piccolo o grande, il primo e l’ultimo, nascosto o manifesto”

(Muslim, 483; dal hadīth di Abu Hurayrah – Allah sia soddisfatto di lui).

(dal hadīth di ‘A’ishah – Allah sia soddisfatto di lei).

e) “O Allah mi rifugio nella Tua soddisfazione dalla Tua collera, nel Tuo perdono dal Tuo castigo; mi rifugio in Te da Te. Non sono in grado di esprimere la giusta lode nei Tuoi confronti: sia lode a Te come Tu lodi Te Stesso”

Fa parte della Sunnah, nella prosternazione, recitare quanto si può fra tutte queste invocazioni, alternando fra esse. Nell’inchino, il minimo obbligatorio da recitare è: “Gloria al mio Signore il Maestoso” (subhāna rabbia’l ‘athīm) almeno una volta; più volte fa parte della Sunnah. Nella prosternazione, ciò che è obbligatorio è: “Gloria al mio Signore l’Altissimo” (subhāna rabbia’l a’lā), almeno una volta; la seconda o terza fanno parte della Sunnah.
4) Fa parte della Sunnah moltiplicare le invocazioni

Muslim ha tramandato il hadīth di ibn ‘Abbas (Allah sia soddisfatto d’entrambi):

“Nella prosternazione rivolgete molte invocazioni, fiduciosi nella risposta”  

(Muslim, 479).

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