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LA PRESERVAZIONE DIVINA DELLA SUNNAH (1 DI 7): LA COMPRENSIONE DEI COMPAGNI CIRCA LA LORO GRANDE RESPONSABILITÀ.

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677 2019/01/06 2024/03/28
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Introduzione: La Sunnah e la sua posizione nell'Islam

La Sunnah si riferisce alle azioni, alle dichiarazioni e allo stile di vita del Profeta Muhammadr. Si tratta di un aspetto essenziale nell'intero sistema dell'Islam. Dio stesso nel Corano ha ordinato ai musulmani di prendere il Profetar  come il loro modello di vita e di ascoltare e obbedire alle sue parole. La Sunnah è l'espressione ideale pratica dell'Islam.

Ed è altrettanto la spiegazione risoluta del Corano stesso. Senza di essa, infatti, non è possibile una giusta comprensione di come applicare l'Islam.

 


La Sunnah del Profetar è stata conservata in quella che è conosciuta come “La Letteratura del Hadith”. Il tema della conservazione della Sunnah e del hadith, in realtà, è una questione che riguarda la conservazione e la purezza della religione islamica stessa. Quest'argomento diventa ancora più importante se si considera che, purtroppo, molti hanno una falsa concezione di come siano state conservate le notizie e, di conseguenza, non possiedono piena fiducia nella autenticità degli ahadith del Profetar.

 

 


Alcuni dei mezzi con i quali Dio ha preservato la Sunnah

Dio, guidando l'uomo, ha disposto molti mezzi con cui Egli ha conservato la Sunnah. Alcuni di questi aspetti rappresentano una particolarità propria della nazione musulmana. Fatto importante da evidenziare è che questi mezzi di conservazione sono stati attuati fin dai primi tempi, senza alcuna presenza d'intervalli dal materiale originale o perdita di detti.

 


Alcuni dei fattori e dei mezzi che hanno contribuito alla conservazione della Sunnah sono:

La Comprensione dei Compagni circa la loro grande responsabilità.

È ben evidenziato nel Corano come i popoli precedenti distorsero, manomisero e, più generalmente non furono in grado di conservare minuziosamente il messaggio che hanno ricevuto. I Compagni del Profeta, che Iddio elogi e preservi lui e si compiaccia di loro, capirono che il Profeta Muhammadr sarebbe stato l'ultimo Messaggero a essere inviato all'umanità e che si sarebbe aggravato sulle loro spalle il compito di conservare i suoi insegnamenti. E quindi sarebbe stato compito loro fare in modo che non accada al messaggio del Profeta Muhammadr, ciò che subentrò agli insegnamenti dei profeti precedenti. Inoltre, lo stesso Profetar confermò la responsabilità dei Compagni di apprendere da lui e trasmettere agli altri. Disse il Profetar, ad esempio, alla folla di persone durante il pellegrinaggio:

Che il presente informi l'assente, può darsi che chi viene informato sia più comprensivo di chi ha sentito”. [Bukhari e Muslim].

 


Questo insegnamento profetico ricorre in molte delle sue affermazioni, alcune delle quali sono state narrate da numerosi Compagni. 

Ad esempio, disse il Profeta r:

“Che Iddio illumini la persona che sente il mio detto, in seguito lo comprende , e poi la comunichi da parte mia. Può darsi che un possessore di sapienza non sia sapiente e può darsi che un possessore di sapienza lo riporti a chi è più sapiente di lui”.

 


Il Profetar li ammonì, anche in modo molto severo, circa il riporto di qualsiasi notizia scorretta in suo riferimento. L'uso del termine arabo “kadhab” nel linguaggio del Profeta non significava solo “mentire”, bensì intendeva il comunicare qualcosa di non corretto. Dichiarò infatti il Profetar:

Trasmettete di me anche un solo versetto, e raccontate dei Figli di Israele senza disagio, e chi mi attribuisce falsamente qualcosa, intenzionalmente che si prepari la sua postazione nel Fuoco” [Al Bukhari].

 


Pare che il Profetar abbia dichiarato quest'avvertimento in diverse occasioni, poiché questi termini sono stati riportati da oltre cinquanta compagni.

Così, i Compagni si resero conto di quanto dovevano prestare attenzione nelle proprie narrazioni. Hanno perciò capito l'avvertimento riguardo a chi attribuisce falsamente al Profeta qualche notizia, e ciò vale sia a chi commette questo intenzionalmente e sia chi lo commette non intenzionalmente. 

In un rapporto registrato nel Sahiih al-Bukhari, fu chiesto al Compagno Al Zubair, che Allah si compiaccia di lui, del perché non avesse narrato molti ahadith, e così rispose:  “Quanto a me, non mi sono mai allontanato da lui [ovvero dal Profeta]. Tuttavia gli ho sentito dire: «Chi mi attribuisce falsamente qualcosa, intenzionalmente che si prepari la sua postazione nel Fuoco» “.

 


Commentando quest'affermazione, Ibn Hajar ha evidenziato che Al Zubair ovviamente non si riferiva a se stesso sul fatto del poter produrre qualcosa in nome del Profetar. Temeva invece che narrando molto potesse cadere in errore e quindi rientrare di conseguenza del monito citato.

 


Disse Anas Ibn Malik: “ Se solo non temessi di errare vi direi cose che ho sentito dal Messaggero di Allahr. Ciò perché l'ho sentitor dire: «Chi mi attribuisce falsamente qualcosa, intenzionalmente, che si prepari la sua postazione nel Fuoco» “. Questo, ancora una volta, implica come Anas, un Compagno, che Allah si compiaccia di lui, abbia capito che il monito del suddetto hadith vale anche per chi commette errori non intenzionali, durante il riporto del hadith.

 


Tuttavia, altri Compagni come Abu Hurairah, continuarono a studiare e memorizzare gli ahadith appresi dal Profetar e di conseguenza, non avevano molto da temere riguarda a eventuali errori. Ciò a differenza invece di coloro che non si sono dedicati a un tale studio e che avevano quindi più da temere che la loro memoria potesse ingannarli durante la narrazione a proposito del Messaggero di Dio, che Allah lo elogi e lo preservi.

 

 

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