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La Misericordia di Muhammad verso i Non-Musulmani (parte 1 di 2)

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2397 2014/06/23 2024/03/29

 

Il Profeta Muhammad (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) è stato descritto come una ‘misericordia per tutti i mondi’, come Dio disse nel Corano:


“Non ti mandammo se non come misericordia per il creato.” (Corano, Interpretazione del significato,  Sura XXI, Al-Anbiyâ', I Profeti, v.107)


Tale clemenza non era destinata unicamente alla nazione musulmana, ma si estese anche ai non musulmani, alcuni dei quali spesso cercarono con tutti i loro sforzi di danneggiare il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) e la sua missione. Questa  misericordia e questo perdono sono chiaramente dimostrati nel fatto che il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) non si vendicò di nessuno per motivi personali e sempre perdonò anche i suoi più accaniti avversari. Aisha (che Allah ne sia compiaciuto) disse che il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) non si vendicò mai per conto proprio. Anche disse che non ricambiò mai il male con il male, ma di scusare e perdonare. Questo, se Dio vorrà, diventerà chiaro dopo una profonda analisi di alcuni eventi e fatti della sua biografia.


All'inizio della missione, il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) viaggiò verso Taif, una città situata tra le montagne vicine a La Mecca, per invitarne la popolazione ad accettare l'Islam.  I leader di Taif, tuttavia, furono maleducati e scortesi nei confronti del Profeta. Non solo gli furono ostili, ma portarono alcune bande della città per molestarlo. Questa ciurmaglia seguì il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) gridando e insultandolo, e lanciando pietre contro, costringendolo a rifugiarsi in un frutteto. Dunque il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) dovette patire ancora maggiori ostacoli a Taif di quanto avesse dovuto già affrontare alla Mecca.  Queste persone, si stanzionarono su entrambi i lati del percorso, lo bersagliarono con pietre fin che lo ferirono a sangue ai piedi. Queste oppressioni abbatterono il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) talmente tanto, che cadde in uno stato di tristezza tale da pregare citando le sue perplessità e la sua disperazione cercando l'aiuto di Dio, spontaneamente uscivano dalla sua bocca:

“O Dio, mi rivolgo a Te lamentandomi della mia debolezza, della mia mancanza di risorse e delle umiliazioni da queste persone. Tu sei il Misericordioso, il Signore dei deboli e il mio Maestro.  A chi mi Vuoi consegnare?  Ad un estraneo, che ha cattiva volontà, o un nemico dato potere su di me? Se Tu non mi assegni alcun valore, non mi interessa, poiché la Tua grazia è abbondante su di me. Cerco rifugio nella luce della Tua compicenza,  la quale dissipa tutte le tenebre e ogni affare di questo mondo e dell'aldilà si chiarisce, perché la Tua rabbia o la luce del Tuo dispiacedere non scendino su di me. Ho solo bisogno del Tuo piacere e della Tua soddisfazione, poichè solo Tu mi permetti di fare il bene ed evitare il male. Non vi è alcun potere e forza, senza di Te.”


Il Signore poi inviò l'angelo delle montagne, cercando il consenso del Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) di riunire le due colline e schiacciare la città di Taif, la quale si trova tra di loro. Dalla sua grande tolleranza e misericordia, il Messaggero di Dio (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) rispose: “No! Infatti, spero che Allah faccia uscire dai loro lombi chi adori Allah, L'Unico e non Gli associ alcunché.” (Sahiih Muslim)


La sua misericordia e la compassione furono tali che in più di una occasione, Dio stesso, lo corresse per questo. Uno dei più grandi oppositori dell'Islam e un nemico personale, fu Abdullah bin Ubayy, il capo degli ipocriti del Medina. Esteriormente proclamò di essere Musulmano, ma in verità inflisse gravosi danni ai Musulmani e alla missione del Profeta. Conoscendo la sua situazione, il Profeta Muhammad (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) pregò al suo funerale per lui e pregò Dio di perdonarlo. Il Corano cita questo episodio con queste parole:


“Non pregare (O Muhammad) per nessuno di loro quando muoiono e non star ritto [in preghiera] davanti alla loro tomba. Rinnegarono Allah e il Suo Messaggero e sono morti nell'empietà.” (Corano, Interpretazione del significato,   Sura IX, At-Tawba, Il Pentimento o la Disapprovazione, v.84)


Abdullah bin Ubayy lavorò tutta la vita contro Muhammad (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) e l'Islam e non lasciò nulla di intentato per meterlo in cattiva luce e cercare di distruggere la sua missione. Ritirò i suoi trecento sostenitori nella battaglia di Uhud e quindi quasi spezzò le reni ai Musulmani in un solo colpo. Si impegnò in intrighi e atti di ostilità contro il Profeta dell'Islam e dei Musulmani. Fu lui che cercò di arrecargli vergogna incitando i suoi alleati di accusare falsamente la moglie del Profeta, Aisha, di adulterio per screditare lui e il suo messaggio.


 

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