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La misericordia di Muhammad verso i Non-Musulmani (parte 2 di 2)

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2314 2014/06/23 2024/11/17

La Misericordia del Profeta, si estese anche su coloro che brutalmente uccisero e poi mutilarono il corpo di suo zio Hamzah, uno delle persone più amate dal Profeta.  Hamzah fu uno dei primi ad accettare l'Islam e, attraverso il suo potere e la sua posizione nella gerarchia dei Quraishiti, deviò molto male dai musulmani. Un schiavo abissino incaricato della moglie di Abu Sufyan, Hind, lo cercò e lo uccise nella battaglia di Uhud. La notte prima della presa della Mecca, Abu Sufyan accettò l'Islam, temendo la vendetta del Profeta, che la misericordia e la benedizione di Dio siano su di lui. Quest'ultimo lo perdonò e non lo punì per i suoi anni di inimicizia.


Dopo l'uccisione di Hamzah, Hind mutilò il suo corpo, tagliandogli il petto e strappandogli il fegato e il cuore a pezzi. Quando andò umilmente dal Profeta e accettò l'Islam, la riconobbe, ma non disse niente. Era così colpita dalla sua magnanimità che disse:  "O Messaggero di Dio, nessuna tenda era più deserta nei miei occhi che la tua, ma oggi nessuna tenda è più bella nei miei occhi che la tua."


Ikrama,il figlio di Abu Jahl, fu un grande nemico del Profeta e dell'Islam. Fuggì dopo la presa della Mecca e andò nello Yemen. Dopo che sua moglie abbracciò l'Islam, lo portò al profeta Maometto sotto la sua protezione. Era così contento di vederlo che lo salutò con le seguenti parole:

 


"O cavaliere emigrato, benvenuto."

Safwan bin Umaya, uno dei capi della Mecca, fu anche un grande nemico di Muhammad e dell'Islam. Promesse una ricompensa a Umair Ibn Wahab se fosse riuscito a uccidere Muhammad. Quando Mecca fu conquistata, Safwan fuggì a Jeddah, nella speranza di trovare un posto in barca che lo avrebbe portato allo Yemen via mare. Umair ibn Wahab venne da Muhammad e disse: "O Messaggero di Dio! Safwan ibn Umayya, un capo della sua tribù, è scappato dalla paura a causa di cosa avresti fatto a lui e minaccia di gettarsi in mare." Il Profeta gli inviò una garanzia di protezione e, al suo ritorno, chiese Muhammad di dargli due mesi per giungere ad una decisione. Gli furono dati quattro mesi, dopo di che divenne musulmano di propria volontà.

 


Habir ibn al-Aswad fu un altro nemico vizioso di Muhammad e dell'Islam. Inflisse un grave infortunio a Zainab, la figlia del Nobile Profeta quando decise di emigrare al Medina. Lei era incinta quando iniziò la sua migrazione, i politeisti della Mecca cercarono di impedirla. Quest'uomo particolare, Habbar bin al-Aswad, la aggredì fisicamente e intenzionalmente la fece cadere dal cammello. La caduta causò un aborto del suo bambino, e lei stessa, fu gravemente ferita. Commesse molti altri crimini contro i musulmani. Voleva fuggire in Persia, ma, decise di andare da Muhammad, così, il Profeta lo perdonò.

 


La tribù di Quraish erano nemici giurati dell'Islam e, per un periodo di tredici anni, mentre era ancora alla Mecca, biasimavano, schernivano il Profeta e lo prendevano in giro, lo combatterono e gli fecero del male, sia fisicamente che mentalmente.  Gli misero la placenta di un cammello sulle spalle, mentre pregava, lo boicottarono e la sua tribù fino a quando le sanzioni sociali divennero insopportabili. Tramarono e tentarono di ucciderlo in più di una occasione, e quando il Profeta fuggì al Medina, radunarono la maggior parte delle tribù arabe e condussero molte guerre contro di lui. Eppure, quando entrò Mecca vittorioso con un esercito di 10.000, non si vendicò di nessuno. Il Profeta disse ai Quraish:

 


"O gente di Quraish! Cosa pensate che dovrei fare di voi?

Sperando in una risposta positiva, dissero: " Tu farai del bene. Tu sei un nobile fratello, figlio di un nobile fratello."

 


Il Profeta allora disse:

"Allora io vi dico quello che Giuseppe disse ai suoi fratelli: ‘Non avete nessuna colpa.’ Andate! Perchè siete tutti liberi"[1]

Raramente leggiamo nei libri della storia su istanze di richiesta di perdono. Anche il suo mortale nemico Abu Sufyan, che condusse tante battaglie contro l'Islam, è stato perdonato, come ogni persona che rimase in casa e non uscì a combattere contro di lui.

 


Il Profeta perdonò tutto e nessun crimine e aggressione contro di lui fu troppo grande per essere perdonato da lui. Era l'esempio completo di perdono e di bontà, come indicato nel seguente versetto del Corano:


"Prendi (O Muhammad) quello che ti concedono di buon grado, ordina il bene e allontanati dagli ignoranti." (Corano 7:199)

 


Sempre respinse il male con il bene e il perdono e con un adeguato  comportamento, la sua convinzione fu, che un antidoto fosse meglio del veleno. Credette e praticò il precetto che l'amore avrebbe potuto sventare l'odio, e che con il perdono avrebbe potuto vincere l'aggressione. Sottomise l'ignoranza delle persone con la conoscenza dell'Islam, e la follia e il male della gente con il suo trattamento indulgente. Con il suo perdono, liberò la gente dalla schiavitù del peccato e del crimine, e li rese grandi amici dell'Islam. Era un epitome del versetto del Corano:

 


"Non sono certo uguali la cattiva (azione) e quella buona. Respingi quella con qualcosa che sia migliore: colui dal quale ti divideva l'inimicizia, diventerà un amico affettuoso ." (Corano 41:34)

 



Nota:

[1] "Mukhtasar Siiratur Rasuul", Muhammad ibn Sulayman at-Tamiimi.

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