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Una Sfida Inaffrontata

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2384 2014/07/31 2024/12/18

 

Inizialmente i miscredenti Meccani affermarono che Muhammad (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) era l’autore del Corano. Dio gli rispose:


Diranno: “Lo ha inventato lui stesso”. Piuttosto [sono loro che] non vogliono credere. Producano dunque un discorso simile a questo, se sono sinceri. Sono stati forse creati dal nulla oppure sono essi stessi i creatori? (Traduzione del significato del Corano, Sura LII, At-Tûr, Il Monte,  versetti 33-35)


Innanzitutto, Dio li sfidò a produrre dieci capitoli di bellezza equivalente a quelli contenuti nel Corano:

Oppure diranno: “Lo ha inventato”. Di': “Portatemi dieci sure inventate [da voi] simili a questa: e chiamate chi potete, all'infuori di Allah, se siete sinceri”. E se non vi risponderanno, sappiate che [esso] è stato rivelato con la scienza di Allah e che non c'è dio all'infuori di Lui. Sarete musulmani? (Traduzione del significato del Corano, Sura XI, Hûd, versetti 13-14)

Ma, quando non furono ingrado di affrontare la sfida di dieci capitoli, Dio la ridusse ad un unico capitolo:

“E se avete qualche dubbio in merito a quello che abbiamo fatto scendere sul Nostro Servo, portate allora una sura simile a questa e chiamate altri testimoni all'infuori di Allah, se siete veritieri. Se non lo fate - e non lo farete - temete il Fuoco, il cui combustibile sono gli uomini e le pietre, che è stato preparato per i miscredenti.” (Traduzione del significato del Corano, Sura II, Al-Baqara, La Giovenca, versetti 23-24)

Infine, Dio predisse la loro eterna incapacità di affrontare la sfida divina:

Di': “Se anche si riunissero gli uomini e i jinn per produrre qualcosa di simile di questo Corano, non ci riuscirebbero, quand'anche si aiutassero gli uni con gli altri.” (Traduzione del significato del Corano, Sura XVII, Al Isrâ', Il Viaggio Notturno, versetto 88)

Il Profeta dell’Islam (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) disse:

“Ogni Profeta ha operato dei miracoli per mezzo dei quali è stato creduto, ma quello che mi è stato dato, è l’Ispirazione Divina che Allah mi ha rivelato. Dunque spero che nel Giorno della Resurrezione i miei seguaci siano più numerosi  dei seguaci degli altri Profeti.” (Sahih al-Bukahri, numero 4981, Muslim numero 152)

I miracoli materiali effettuati dai varii profeti, erano legati ad un tempo specifico ed erano validi solo per coloro che li testimoniarono, mentre il miracolo perpetuo affidato al nostro Profeta è il nobile Corano, il quale non fu concesso ad alcun altro. La sua superiorità linguistica, il suo stile, la chiarezza del messaggio, la forza di argomentazione, la qualità retorica e l’incapacità umana di ricreare uno dei suoi più brevi capitoli fino alla fine del tempo, testimoniano la sua straordinaria unicità. Sia coloro che ne hanno testimoniato la rivelazione, che coloro che li susseguirono,  possono attingere a tale fonte di saggezza. Per questo motivo il Profeta della Misericordia (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) sperò di avere, fra tutti i profeti, il maggior numero di seguaci, e lo dichiarò in un momento in cui il numero dei musulmani era esiguo ma profetizzò che sarebbe arrivato un tempo in cui le persone abbracceranno l’Islam in massa. Dopo poco tempo, questa profezia si avverò.

 

Spiegazione dell’inimitabilità del Corano

Il Profeta Muhammad (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) era un uomo normale.

Era analfabeta, cioè non sapeva né leggere né scrivere.

Aveva più di quaranta anni quando ricevette la prima rivelazione. Fino ad allora non era noto per essere un oratore, un poeta o uno scrittore, piuttosto era un commerciante. Egli non compose una singola poesia né perorò un unico discorso prima di diventare un profeta.

Portò un libro che attribuì a Dio e tutti gli arabi del tempo furono concordi nel ritenerlo inimitabile.

 

La sfida del Corano

Il Corano pose una sfida agli oppositori del Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui). La sfida era quella di riprodurre un capitolo (sura) di uguale bellezza, anche in gruppo.


Perché questa sfida?

In primo luogo gli arabi del tempo erano dei poeti. La poesia rappresentava il loro supremo ornamento e la forma più rappresentativa del discorso. La poesia araba fu trasmessa oralmente prima di essere tramandata in forma scritta. I poeti erano in grado di comporre spontaneamente poesie complesse e di memorizzare migliaia di versetti. Gli arabi avevano un sistema complesso e delle regole rigide per valutare e classificare un poeta e la sua produzione poetica. Nelle competizioni annuali, essi selezionavano le poesie ideali, le incidevano in oro e le appendevano all’interno della Kaaba al fianco dei loro idoli di culto. I poeti  avrebbero potuto far scoppiare guerre o mediare tra tribù in guerra. Descrissero le donne, il vino e le guerre come nessun altro.

In secondo luogo gli oppositori del Profeta Muhammad (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) erano veramente decisi ad annientare la sua missione con ogni mezzo. Dio fornì loro un’opportunità pacifica per confutare Muhammad (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui).


Incapacità di rispondere alla sfida e le sue conseguenze

La storia testimonia che gli arabi non riuscirono a riprodurre neppure un singolo capitolo per sfidare il Corano[1]. Invece di raccogliere la sfida pacifica, scelsero la violenza e la guerra. Pur possedendo potenzialità oltre al motivo per accettare  la sfida del Corano, non lo fecero. In tal modo avrebbero potuto dimostrare che il Corano era falsamente attribuito a Dio e  che era stato il Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) a compilarlo. Il fatto che gli antichi arabi non risposero a tale sfida prova  l’inimitabilità del Corano. Il loro caso è come quello di un assetato accanto ad un pozzo, la causa della sua morte  fu di non essere stato in grado di raggiungere l'acqua!

Inoltre, l'incapacità degli arabi contemporanei del Profeta, di affrontare la sfida del Corano implica che gli arabi susseguenti sarebbero stati anche meno competenti, per mancanza di conoscenza dell’arabo classico che gli arabi precedenti invece possedevano. Secondo i linguisti della lingua araba, gli arabi che vissero precedentemente al Profeta (che la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) e gli arabi a lui contemporanei, furono un’eccezione rispetto alle generazioni successive, furono maestri assoluti nella lingua araba, nelle sue regole, le lunghezze e le rime. Gli arabi seguenti non possedettero la stessa abilità degli arabi classici.[2]

Infine, la sfida è stata indirizzata ad arabi e non arabi. Se gli arabi non possono vincere la sfida, i non-madrelingua hanno anche minori speranze.  Quindi, l'inimitabilità del Corano è stabilita anche per i non arabi.

E se qualcuno dicesse: “Forse la sfida del Corano è stata vinta da qualcuno al tempo del Profeta, ma le pagine della storia non lo testimoniano?”

La sfida del Corano era ben diffusa e nota, e se qualcuno la avesse vinta, sarebbe stato impossibile che tale notizia non fosse pervenuta. Se fosse stata persa nei libri della storia, allora, per assurdo, è anche possibile che fossero esistiti più di un Mosè, più di un Gesù e più di un Muhammad (su di loro la pace), e che forse molte scritture siano state rivelate  anche a questi profeti immaginari, ed è possibile che il mondo non ne sappia nulla! Proprio come queste supposizioni sono storicamente infondate, è anche irragionevole pensare che la sfida del Corano sia stata vinta senza che ce ne sia giunta notizia.[3]

 

D’altronde se la sfida fosse stata vinta, gli arabi ne avrebbero approfittato per screditare il Profeta. Sarebbe stato il loro più grande strumento di propaganda contro di lui. Nulla di tutto questo è accaduto, invece, hanno scelto la guerra.

 

Il fatto che nessuno  da parte dei non-musulmani sia riuscito a riprodurre un verso, della stessa bellezza ed intensità di quelli coranici, testimonia che nessuno ha preso abbastanza tale sfida abbastanza sul serio o che uno sforzo sia stato fatto, ma che non si è avuto successo. Questo dimostra l'inimitabilità del Corano, un messaggio unico ed eterno. L'unicità del Corano in combinazione con il messaggio divino che arreca, è un indizio sicuro della veridicità dell'Islam. Di fronte a tale messaggio, qualunque individuo si trova ad affrontare una delle due scelte. Egli accetta apertamente che il Corano è la Parola di Dio. Così come egli deve accettare che Muhammad (la pace e le benedizioni di Allah siano su di lui) è Profeta inviato da Dio e Suo Messaggero. Oppure sa segretamente che il Corano è veritiero, ma sceglie di rifiutarlo nel suo cuore. Se il ricercatore è onesto nella sua ricerca, non ha bisogno di esplorare la questione della sua inimitabilità per nutrire la certezza interiore che ha davvero trovato la verità definitiva nella religione che promette.

Fonte: islamreligion.com

 

 


 

Nota:

1 Il fatto è attestato da orientalisti non-musulmani.

 ‘Che i migliori scrittori arabi non sono mai riusciti a produrre qualcosa di simile al Corano non è sorprendente...' (E H Palmer (Tr.), The Quran, 1900, Part I, Oxford at Clarendon Press, p. lv).  '... E nessun uomo in millecinquecento anni abbia mai possesso una tale influenza di potere, forza e un’efficacia emotiva, come Muhammad... Come un monumento letterario il Corano è unico, unico nel suo genere, unico nella letteratura araba, non avendo né precessore né successore nel suo stile linguistico...’ (H A R Gibb, Islam - A Historical Survey, 1980, Oxford University Press, p. 28).

E dai Cristiani Arabi:

“Il Corano rappresenta uno di quei classici che non può essere tradotto senza una grave perdita. Molti cristiani arabi parlano del suo stile con una calda ammirazione e la gran parte degli arabisti riconoscono la sua eccellenza. Quando viene letto ad alta voce o recitato, ha un effetto quasi ipnotico che rende l'ascoltatore indifferente alla sua a volte strana sintassi seppure per noi a volte , il contenuto è sgradevole.  Ha la capacità di mettere a tacere le critiche tramite la dolce musica del suo linguaggio, che ha dato alla luce il dogma della sua inimitabilità. Infatti bisogna affermare che, nella letteratura degli Arabi ampia e feconda come sia  nella poesia o nella prosa elevata, non c’è niente paragonabile ad esso. "(Alfred Guillaume, Islam, 1990, Penguin Books, pag. 73-74)

 

2 Rummani (morto 386 AH), uno studioso classico, scrive: “Quindi, se qualcuno dicesse: "Vi fidate  nella vostra argomentazione sul fallimento degli arabi beduini, senza tener conto degli arabi post-classici, secondo voi il Corano è un miracolo per tutti. Ma si può trovare negli arabi post-classici un’eccellenza nella lora lingua ". Risponderei: "Il beduino aveva sviluppato la piena e completa struttura grammaticale della lingua araba e la padroneggiava, ma tra gli arabi post-classici non c’era nessuno che fosse in grado di usare l'intera struttura della lingua. Gli arabi beduini erano più competenti nel loro uso della lingua completa. Dal momento che non sono riusciti ad imitare il Corano, gli arabi post-classici sono destinati a fallire in misura ancora maggiore. "'(Fonti testuali per lo studio dell'Islam, tradotto da Andrew Rippin e Jan Knappart)

[3] Tale argomentazione risale a al-Khattabi (morto nell'anno 388 AH).


 

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